Stu Baule De Mainà
In scena quattro attori (due uomini e due donne) e la band Kinnara che da tempo ripropone le canzoni di Fabrizio De Andrè. Il titolo si rifà ad una frase di un testo dello stesso De Andrè “questo baule da marinaio” inteso come un contenitore di innumerevoli esperienze di ogni tipo dal quale estrarre ogni volta un oggetto che introduce il recitato.
L’idea era di mettere in risalto le varie diversissime anime di De Andrè, anche a volte apparentemente contraddittorie le une dalle altre, attraverso le sue canzoni.
Il marinaio è la libertà, la trasgressione la scoperta di nuove terre, nuovi amori e nuove emozioni, (in pratica rappresenta Fabrizio De Andrè)
La donna è la vita, la saggezza e la madre, la sicurezza di una quasi normalità , la coscienza.
la ragazza è la trasgressione, la sensualità, il superare ogni limite, ma anche una rappresentazione idealizzata della morte.
Un uomo è l’alter ego, un uomo comune, la contrapposizione alla sregolatezza.
Più che un testo teatrale lo si potrebbe considerare una sorta di teatro-canzone dove più o meno brevi testi recitati fanno da introduzione ai testi cantati, non una spiegazione di questi ma un approfondimento di sensazioni e stimoli di ispirazione.
Parecchie parti sono originali altre sono state pensate e scritte scavando fra ricordi di testi antichi, o ricopiando piccole parti di letteratura anche contemporanea.
Si va da antiche poesie cinesi (di anonimi) a Villon a Rimbaud a Baudelaire a Lussu fino ad antiche nenie arabe o piccole frasi tratte dal manoscritto del Nilo (il vangelo di Tommaso) o frasi dello stesso De Andrè.
L’introdursi della musica a volte repentina a volte accompagnando le ultime parole dovrebbe riuscire nell’intento di rendere il ritmo del totale scorrevole ma anche drammatico o festoso nei vari momenti di ogni pezzo che segue il parlato.
I rari movimenti degli attori sul palco rendono tutto ancora più “misterioso” come misterioso era il pensiero di De Andrè, cosi vagante fra misericordiosa pietà e comprensione per gli ultimi, così come ribelle ed eversivo verso il potere, pacifista ad ogni costo e trasgressivo o a volte romanticissimo nei rapporti con l’altro sesso.
Il tutto si propone con 16 canzoni, scelte per rappresentare i vari aspetti del pensiero deandreiano, con la “partenza” del marinaio nel primo brano, con poi a seguire tutti le altre variegate facciate.
Sergio Pardini
